Dicono di noi

Il Resto del Carlino

    Un successo di marca lughese

    IL BREVETTO DELL'ANTIFURTO "BULLOCK" E' DI GIANFRANCO STROCCHI.
    Ad Acqualagna la produzione giornaliera di "bloccapedali per auto" è di ben tremila pezzi.
    Al più disattento lettore di quotidiani, come al meno attento fruitore di programmi televisivi, non sarà sfuggita negli ultimi tempi la massiccia campagna pubblicitaria su "Bullock", l'antifurto con le "palle". "Bullock" è inattaccabile, automatico; si inserisce e si sblocca da solo in meno di un secondo, è antitaglio ed è molto più sicuro degli antifurti elettronici che possono essere disinseriti elettronicamente ed inoltre costa...di meno: così afferma la pubblicità che sta trasformando questo "blocca pedali per auto" nel più ricercato antifurto del momento. Ai già tanti meriti che gli vengono attribuiti dalla pubblicità, noi ne aggiungeremmo un altro, e cioè che l'antifurto con le "palle" parla romagnolo. Ad avere l'intuizione che il Bullock poteva costituire un grosso affare è stato infatti il lughese Gianfranco Strocchi, che già aveva lanciato sul mercato nazionale altri prodotti di successo, come l'"Epilady" un depilatore che ha fatto la fortuna del suo inventore e del suo distributore.
    Strocchi ha rilevato il brevetto di "Bullock" e contemporaneamente ha acquistato l'azienda che lo produceva ad Acqualagna.
    Con una intelligente campagna pubblicitaria, andata a colorire anche i mondiali di calcio (ci si chiedeva se gli azzurri avessero o non avessero gli attributi) e con una slogan definito da "Capital", "un po' ruvido ma efficace", Strocchi ha lanciato il suo prodotto sul mercato nazionale ottenendo una incredibile risposta dal pubblico.
    Dalla fabbrica di Acqualagna anziché tremila pezzi di "Bullock" al mese, hanno cominciato ad uscire tremila pezzi al giorno, e le vendite continuano a crescere a livello incredibile. "Bullock" dal canto suo si sta dimostrando veramente un ottimo antifurto tanto che diverse case automobilistiche, tra le quali la Fiat, lo hanno inserito tra i prodotti in vendita nella loro catena di negozi per pezzi di ricambio.
    Bullock - dall'inglese Toro chiuso - dicevamo non è comunque l'unico prodotto di successo lanciato da Strocchi. Di "Epilady" se ne sono venduti oltre due milioni di pezzi, mentre non si contano i pezzi di un suo precedente successo: i deflettori.

    Sante Venturi

    Fare miliardi? E'un'idea

    Un creatore e inventore che non sbaglia un colpo: è suo l'antifurto "con le palle".
    In questa Italia di santi, poeti e navigatori, di artisti ed inventori nasceva nel 1853 Gregorio Ricci Curbastro, matematico insigne e ideatore del calcolo differenziale assoluto. Un secolo dopo, sempre a Lugo, Gianfranco Strocchi che in nove mesi è stato capace di vendere a quattrocentomila italiani un oggetto chiamato "L'antifurto con le palle" una specie di tagliola d'acciaio che blocca i pedali dell'auto. Sarà stato lo slogan, sarà stata la qualità, oggi attorno a questo prodotto lavorano duecento persone, tra Senigallia e Acqualagna nelle Marche, in un'azienda che nell'Aprile scorso non esisteva nemmeno. Ma "l'antifurto con le palle" non è che l'ultima di una serie di trovate maturate alla periferia di Lugo, dove Strocchi è nato quarant'anni fa e dove abita tuttora nella casa rimasta la stessa della sua infanzia, salvo l'intervento di un estroso architetto all'interno e la presenza di una Carrera 4 da 270 all'ora parcheggiata all'esterno. 
    Signor Strocchi lei è un inventore?
    "No non ho mai inventato nulla. Ho solo intuito al momento giusto la capacità di innovazione di un certo prodotto".
    Un imprenditore o un venditore?
    "Quando mi chiedono la professione non so mai che cosa rispondere. Dico imprenditore per comodità, ma vorrei dire creativo".
    E questo "antifurto con le palle" ?
    "L'ha ideato un giovane di Fano poco più che ventenne, Mario Macchini. Me lo hanno proposto e ho detto, và bene lo vendo. Poi non riuscivamo a metterci d'accordo per produrlo, così ho rilevato il brevetto e l'ho  prodotto io".
    Le sembra elegante come nome?
    "Via, ormai è un termine di uso corrente. E poi non è una semplice trovata, le due sfere sono essenziali per il funzionamento".
    Nessuno ha trovato mai niente da obiettare?
    "C'è stato un rilievo del gran giurì della pubblicità, ma per una variante. Era successo che una rivista specializzata aveva sottoposto vari antifurti a tre ladri professionisti:il nostro risultò il più sicuro. Così lo slogan diventò "Ladri senza palle". Forse esagerammo un pochino".
    Ma lei da bambino che cosa sognava di fare?
    "Niente. Non vedevo l'ora di uscire dal seminario".
    Vuole dire dal collegio?
    "No, no, proprio dal seminario, a Faenza, con l'abito talare e due messe al giorno, per i tre anni delle scuole medie". 
    Aveva la vocazione?
    "No, ma ai miei genitori, che erano molto credenti sarebbe piaciuto che diventassi prete".
    E' rimasto credente?
    "Certo".
    Una buona esperienza il seminario?
    "Si, dopo tre anni di disciplina e di obbedienza ero pronto a fare di testa mia".
    Quali sono stati i primi soldi che ha guadagnato?
    "Quando ho lasciato la scuola alla quarta dell'istituto industriale e mi sono messo a fare il saldatore in un'officina meccanica". 
    E i secondi?
     "Avevo 19 anni. Con un amico fondammo una società, duecentoventicinquemila lire a testa, una società che esiste ancora, la Co.Ra. per distribuire accessori per auto. Trovammo due meccanici di Bologna che avevano inventato un alettone di plastica sagomata da applicare sulle portiere in modo da poter viaggiare con i finestrini abbassati senza essere disturbati dalla turbolenza e dall'eventuale pioggia: era nato l'anti-turbo".
    E' stato il primo successo?
    "Si, ma all'inizio è stata dura. Avevamo cominciato col regalarlo ai tassisti, pensando che lo avrebbero fatto conoscere. Invece loro non lo volevano neanche gratis. Risultato: un milione di pezzi venduti".
    E' il secondo successo?.
    "E' una storia che mi emoziona ancora adesso. Nel 1985 avevo ceduto la mia quota della società e mi ero concesso una lunga vacanza, di quelle che si sognano dopo anni di lavoro. Andai a Bora Bora. Qui incontrai un bambino italiano con i suoi genitori. Erano di Fabriano e stavano facendo il giro del mondo in barca a vela. Il bambino, Umberto Caglini, aveva nove anni. Erano in viaggio da cinque. Ma pensavano di rinunciare, sarebbero arrivati in Australia e poi forse avrebbero venduto la barca e sarebbero rientrati. Avevo trovato un prodotto davvero eccezionale da lanciare".
    Scusi, quale prodotto? 
    "Il bambino. Ma come? Mentre i suoi coetanei facevano le elementari, Umberto aveva imparato a scrivere e a leggere su una barca in giro per gli oceani, tra squali e delfini. Era un'esperienza unica. Ne ho discusso con i genitori, loro mi hanno lasciato piena libertà, poi hanno ripreso il viaggio e io sono tornato in Italia".
    E che cosa ha venduto? 
    "La storia. Avevo un po' di foto e il diario che  Umberto aveva scritto fino allora,. Ho aperto un ufficio apposta per questa vicenda, ma alla fine ce l'ho fatta: prima servizi in TV e sui giornali e poi quattro film con Umberto protagonista (tra cui "Dagli Appennini alle Ande" e "Un milione di miliardi"), senza contare i diari scolastici e altro. Un risultato molto buono. Così Umberto e i suoi genitori hanno potuto completare il loro giro del mondo".
    Un bel guadagno anche per lei. 
    "Si, pero dopo un'avventura così bella ed emozionante, mi è sembrato giusto - ma questo non lo scriva - versare la mia parte in beneficenza".
    Quale è stato un altro buon affare?
    "Quello di Epilady, la macchinetta che le signore usano per depilarsi. Oppure quello delle cinture di sicurezza per le auto. Un milione di pezzi. Ma le cinture erano obbligatorie e l'avventura è stata poco appassionante, almeno fino a un certo punto".
    E quando lo è diventata?
    "Quando ho conosciuto la figlia del proprietario dell'azienda brasiliana dalla quale importavo cinture. Si chiama Ellis e oggi è mia moglie e la mamma di mio figlio Leonardo".
    Neanche un affare fallito?
    "Quello di "Chipsy King", la macchina per fare le patatine. Peccato, una trovata geniale. Si mettono dentro le patate crude con la buccia ed escono le patatine fritte. Ma c'è un difetto di progettazione e dopo un po' la macchina impazzisce e brucia tutto. Ne ho dovute ritirare ventimila dal mercato, a centocinquantamila lire l'una, faccia lei i conti. Me la sono vista davvero brutta".
    Non ha mai pensato di entrare in politica?
    "Sì, anche la politica è un prodotto. Volevo fondare un movimento contro il sistema di potere basto sul controllo dei mezzi di informazione".
    Sembra un movimento contro Berlusconi. 
    "Non l'ho fatto perché sarebbe sembrato un movimento di sinistra, mentre io invece sono un liberale di centro". 
    In affari vale il detto "mors tua vita mea"?
    "Non nel mio caso. Io ho bisogno che siano tutti vivi, altrimenti chi compra?"
    Si è fatto più amici o più nemici? 
    "Credo più amici. In questo campo i veri nemici sono quelli che copiano il tuo prodotto e poi ti fanno concorrenza sleale a prezzi più bassi".
    Ha più debiti o più crediti?
    "Più crediti. I bilanci delle mie attività sono in attivo".
    Giro di affari? 
    "Sui 25 miliardi l'anno".
    Lei paga le tasse? 
    "Certo, tutte". 
    Qual è l'ultimo libro che ha letto?
     "Il vecchio e il mare".
    Che cosa ci venderà nei prossimi mesi? 
    "L'Abs in kit da montare su qualunque modello di automobile".

    Carlo Donati

    Posti di lavoro con le buone idee.

    Ambizioso progetto del noto imprenditore lughese Gianfranco Strocchi. Giovedì ne parlerà a Roma al ministro Folloni.
    Martedì prossimo, 9 marzo, Gianfranco Strocchi, l'imprenditore di Lugo famoso per aver lanciato sul mercato Bullock, l'antifurto 'con le palle', sarà ospite della trasmissione televisiva Uno Mattina. Due giorni dopo, giovedì, sarà ricevuto a Palazzo Chigi dal Ministro per i rapporti con il Parlamento, Folloni. In entrambe le occasioni, illustrerà la 'Banca delle Idee', il nuovo progetto elaborato per valorizzare la capacità creativa della gente comune. L'esperienza accumulata negli anni come 'talent- scout' degli inventori ha permesso infatti a Strocchi di "intuire che, se incanalato nella giusta direzione di una grande struttura, questo grande patrimonio di genialità e inventiva potrebbe risolvere alcune problematiche sociali oggi apparentemente incontenibili come la disoccupazione". La 'Banca delle Idee', la prima ed unica struttura in Italia capace di indirizzare e consigliare l'inventore, secondo le intenzioni di Strocchi, sarà in grado di valutare gratuitamente circa cinquemila idee ogni anno e di renderne produttive una decina. Fra queste, almeno due, secondo il progetto, saranno in grado di creare aziende autonome specializzate nella produzione del prodotto con fatturati medi annui variabili da 30 a 50 miliardi. La altre potranno essere trasferite su licenza a ditte specifiche.
    Oltre alla ricchezza, l'ingranaggio messo in moto dalla 'Banca delle Idee', dovrebbe creare occupazione. Ogni realtà produttiva potrebbe dare lavoro a un centinaio di persone, fra interni e contoterzisti. Superato il primo triennio di 'rodaggio', la struttura potrà lanciare sul mercato due nuove ditte ogni anno.
    "Dopo i primi 5 anni, le aziende avviate saranno una decina - afferma Strocchi - e complessivamente, nel secondo quinquennio, potranno produrre un fatturato medio di 600-800 miliardi e dare lavoro a quasi 2000 persone. Senza contare il resto, i brevetti ceduti su licenza a ditte già esistenti. In fondo, con la 'Banca delle Idee' faccio quello che ho sempre fatto: trovare idee e trasformarle in prodotti e aziende. Il progetto è ambizioso ma concreto. Per realizzarlo sto verificando la disponibilità di partner istituzionali disposti a finanziare in parte il progetto che richiede nel primo quinquennio un investimento di circa 40 miliardi per sostenere la struttura e renderla operativa. La sfida è ora concentrata su questo aspetto. Il Ministro ha già dimostrato interesse per il progetto e per questo lo incontrerò giovedì". L'ultimo interrogativo riguarda la sede in cui verrà collocata la 'Banca delle Idee'. "Il problema al momento non si pone - spiega Strocchi - In prospettiva non è escluso che si possa trattare proprio di Lugo".

    Monia Savioli

    Le idee, un tesoro da mettere in banca

    Geni italici Gianfranco Strocchi, infaticabile scopritore di talenti, lancia un nuovo progetto per valorizzare le invenzioni.
    Le novità: scooter da F1. In una macchina le patate entrano con la buccia per uscirne calde e croccanti.
    Lugo (Ravenna) - Tre milioni di pezzi venduti di Bullock, "l'antifurto con le palle", 3 milioni di Parimor, il deflettore antiturbolenza per auto, 5 milioni di Epilady, rasoio elettrico per signora. Eccetera eccetera. Cifre da bollettino della vittoria che hanno portato l'autore di questi exploit in cattedra alla Bocconi per una lezione sul valore dell'innovazione. Una bella carriera per un ex ragazzino romagnolo che dopo un'incerta stagione in seminario aveva cominciato in un'officina come saldatore meccanico. La storia di Gianfranco Strocchi, classe 1954, infaticabile scopritore di talenti e cacciatore di idee, è nota e ormai fa parte della mitologia imprenditoriale italiana. Ma fa parte anche dell'universo degli inventori. Anzi per questa categoria, dotata in parti uguali di intelligenza, frustrazione e maniacalità, Strocchi rappresenta l'ultima speranza. All'Adfra di Lugo, la sua società, l'assedio è continuo.
    Signor Strocchi, ha qualche idea per governare tutti questi portatori di idee?
    "Sì, sto fondando una banca delle idee. E scriva pure la parola banca con la maiuscola".
    E' una battuta?
    "E' un progetto concreto, una struttura che si propone di raccogliere, sviluppare e realizzare i brevetti e le invenzioni degli italiani".
    Siamo davvero così creativi?
    "Diciamo pure geniali".
    Ma per gli inventori non esiste già un ufficio brevetti?
    "No comment".
    Vuol dire che non funziona?
    "Non è colpa loro. Il fatto è che ogni anno in Italia vengono depositati trentottomila brevetti. A parte quelli delle aziende e dei grandi gruppi, più della metà, quindici-ventimila, sono di privati cittadini".
    E chi li esamina?
    "Nessuno. Vengono registrati e archiviati. Fine. Nessuno sviluppo pratico e molti milioni buttati dagli inventori per la trafila necessaria alla registrazione".
    Ventimila geni incompresi ogni anno?
    "Certo che no. Tra gli inventori, lo sappiamo bene, c'è di tutto, sogni, visioni, ossessioni, ma anche idee vere".
    Quante?
    "Ogni mille-millecinquecento brevetti ce ne sono tre o quattro validi. Tra questi almeno uno è capace di dar vita da solo ad una nuova azienda con relativi nuovi posti di lavoro".
    Non è troppo ottimista?
    "E' una stima cauta sulla base della nostra esperienza.
    L'antifurto Bullock e tutti gli altri nostri prodotti innovativi sono nati così, da idee di privati cittadini".
    L'afflusso continua?
    "Aumenta. Andiamo verso il migliaio di invenzioni proposte ogni anno".
    E quante nuove idee valide ha trovato?
    "Tre".
    Dunque tre nuove aziende?
    "Due, la terza idea per il momento è stata ceduta su licenza. Si chiama Stack, è un antifurto per scooter".
    Parente del Bullock?
    "No. Il principio è quello dell'autoradio estraibile. Lo Stack è un meccanismo che consente di sfilare e portar via la manopola dell'acceleratore".
    Chi l'ha inventato?
    "Un ragazzo di vent'anni, Salvatore Carcarino, studente di ingegneria napoletano".
    La seconda invenzione?
    "Il Sec System, un cambio sequenziale per scooter".
    A che cosa serve?
    "Ha presente le vetture di Formula 1? Ecco, il nostro kit trasforma un normale scooter a presa diretta in uno scooter con un cambio elettronico sequenziale a cinque o più marce. Su questo abbiamo costituito un'azienda, la Sequence s.r.l., che dà lavoro già a trenta persone e in tre mesi ha raccolto ordini per dieci miliardi".
    Chi l'ha progettato?
    "Andrea Boiani, un giovanotto di Pesaro che ha un negozio di ciclomotori".
    La terza invenzione?
    "E' il perfezionamento di una vecchia idea. Diciamo pure che è un fatto personale, una questione di principio. Si tratta della macchina che fa all'istante le patatine fritte, sottili e piatte, quelle dell'aperitivo per intenderci".
    Non l'aveva già prodotta?
    "Sì, ma c'era un difettuccio e dopo un po' bruciava tutto. Quell'insuccesso non l'ho mai digerito. A suo tempo dovetti ritirare dal mercato ventimila macchine. A centocinquantamila lire l'una abbiamo davvero rischiato grosso. Adesso abbiamo dieci prototipi in collaudo che da un anno lavorano senza un intoppo".
    Come funziona?
    "E' semplice. Le patate entrano crude e con la buccia ed escono patatine calde e croccanti".
    Non sembra un prodotto che scarseggia nei bar italiani.
    "Ma sentirà che differenza c'è tra le nostre, espresse, e quelle in sacchetto".
    Scusi, ma non le bastavano gli inventori che già si rivolgono a lei?
    "Ah sì. Anzi la nostra piccola divisione ricerca e sviluppo è sommersa di lavoro".
    Allora perché vuole creare la Banca delle idee?
    "Perché da soli possiamo fare solo una piccola parte. Ed è un peccato mortale disperdere un patrimonio così  ricco di creatività".
    Invece con la banca?
    "Adeguatamente strutturata e lanciata diventerà il primo vero polo dell'innovazione e sarà in grado di ricevere e valutare cinquemila e più progetti ogni anno e naturalmente di mettere a disposizione quelli fattibili. Secondo un piano prudenziale stimiamo che nel giro di pochi anni, senza contare i brevetti ceduti su licenza, potranno andare a regime dieci nuove aziende con circa duemila nuovi posti di lavoro e un fatturato complessivo di novecento-mille miliardi".
    Davvero a lei non manca l'ottimismo.
    "E' la mia scommessa per il Duemila".
    E quanto costa?
    "Cinquanta miliardi in cinque anni e la pazienza per farla funzionare e aspettare che renda".
    Allora che cosa le manca, forse i soldi?
    "Nemmeno. I potenziali partner ci sono. Stiamo valutando".
    Chi è il partner ideale?
    "Un investitore istituzionale".
    Cioè?
    "Per esempio una banca".
    E perché?
    "Le banche investono ingenti somme in comunicazione pubblicitaria, vero? Bene, in questo caso l'investimento avrebbe un doppio risultato, quello economico sull'impresa i sé, cioè la Banca delle idee, e quello pubblicitario sul lancio dell'impresa stessa, con un ritorno di immagine importante su un tema sociale come l'occupazione".
    Signor Strocchi, che cos'è un'idea?
    "La merce più preziosa".
    E a chi viene?
    "A chiunque".
    A chiunque?
    "E' così. Solo che non sempre è il momento giusto e non sempre c'è qualcuno pronto a valorizzarla".
    Reggiseni adesivi, penne parlanti. Le vie della fantasia sono infinite.
    Che cosa possono inventare gli inventori? Tutto tranne un paio di cosette, o almeno Gianfranco Strocchi invita a non presentargliele. Sono: apparecchiature per il moto perpetuo, medicamenti più o meno miracolosi, attrezzi pornografici, armi e slogan pubblicitari. Per il resto esamina di tutto e di tutto gli arriva. Fra le migliaia di idee che in questi anni sono transitate in azienda ne ha selezionate e acquistate una settantina.
    Il più anziano degli inventori è un signore ottantenne di Conegliano Veneto che gli ha portato un attaccapanni che aiuta ad indossare la giacca o il cappotto. Accettato. Non tanto perché il prodotto sia particolarmente utile quanto per premiare la tenacia creativa dell'anziano signore.
    L'invenzione più stravagante è di un siciliano che ha intrapreso un lungo viaggio dal Sud per mostrare un dispositivo antirussamento, una specie di radiolina che entra in funzione quando chi dorme comincia a russare, trasmettendo un segnale rumoroso simile a quello che si fa con la bocca per chiamare il gatto. Invenzione non accettata.
    Accettato invece un progetto per la vasca da bagno ribaltabile. Funziona come il letto a scomparsa. Quando non si usa, diventa un armadietto.
    Ma gli esempi della fantasia italiana sono infiniti. Lo spazzolino da denti con l'erogatore di dentifricio incorporato, la pentola di carta usa e getta, il citofono collegato al cellulare, il sulky a una ruota anziché due, la culla che dondola quando il bambino piange. Questa l'ha inventata una donna. Altre invenzioni di donne: il reggiseno adesivo, un dispositivo per la pulizia delle scope, una sagoma per l'applicazione dello smalto sulle unghie, il guinzaglio elettronico per tenere i bambini sotto controllo, il tacco intercambiabile (a seconda dell'abito si può decidere quale tacco applicare, se alto o basso).
    Dal Nord al Sud, gli inventori arrivano da ogni parte d'Italia. E appartengono a tutte le classi sociali. Un dirigente d'azienda ha proposto la "penna parlante": la si fa scorrere su un testo scritto e quella registra le frasi che incontra e poi, a richiesta, le ritrasmette in voce come fosse un registratore.

     Carlo Donati

    Le idee hanno una banca

    Geniale iniziativa di un lughese per 'aiutare' gli inventori italiani.
    Un nome, una garanzia."Banca delle Idee S.p.A." del lughese Gianfranco Strocchi lo è per i tanti Archimede nazionali che decidono di sottoporgli brevetti e invenzioni, e da qualche mese anche per i giovani studenti imprenditori che partecipano al programma formativo lanciato a Roma dalla fondazione Ig Students. Un ente, quest'ultimo che, con il concorso e il sostegno dei vari organi ministeriali, compreso il Tesoro e la Pubblica Istruzione da volto e struttura alle 'imprese in laboratorio' organizzate dai ragazzi di quarta classe media superiore e oltre, fino ad i primi anni di università. L'obiettivo è di sviscerare la propensione al mondo degli affari degli studenti e nel contempo presentarli al mercato. Strocchi con la sua 'Banca delle Idee' prossima al primo compleanno, ha deciso di trasformare il gioco in realtà stringendo un 'accordo con la Fondazione Ig Students, per cui le idee ed i brevetti più geniali  e commercialmente appetibili possano trasformarsi in prodotti da vendere. Ai ragazzi resta la gloria, un riconoscimento economico di tutto rispetto, dato dalla vendita del brevetto e dalle 'royalties' concordate sul fatturato prodotto, e la sensazione di essere diventati già grandi. Il primo lancio, previsto a febbraio è sbarcato l'altro ieri negli studi di 'Uno Mattina', la popolare trasmissione della Rai. Banca delle Idee con i ragazzi che lo hanno inventato, studenti dell'Istituto tecnico 'Cesare Pavese' di Acerra, in provincia di Caserta, ha presentato 'Pulcinella' il nuovissimo portacellulare da scooter con avvisatore luminoso di chiamata per anticipare lo squillo del telefono e permettere a chi guida di fermarsi, togliersi il casco e rispondere con tranquillità e sicurezza. Il nome 'Pulcinella' è stato scelto in omaggio al luogo di origine dei ragazzi, paese natale della maschera campana. Adattabile anche alla bici, alla scrivania o all'auto, il portacellurare avvia concretamente la collaborazione con Ig Students e apre le porte alle successive evoluzioni. Sul tavolo di 'Banca delle Idee' infatti, sostano altri progetti, maturati dalla genialità dei ragazzi. E non solo, 'Banca delle Idee' rappresenta un approdo sicuro per i tanti inventori che altrimenti non saprebbero che pesci pigliare per riuscire ad imporre le loro idee. E dopo il bloccapedali tradizionale Bullock e il nuovissimo Bullock Aero, bloccavolante di ultima generazione, fra i prodotti a marchio misto 'Bullock - Banca delle Idee' vedrà la luce, fra poche settimane, il Memolock, avvisatore elettronico che avverte nel caso si avvii la moto senza prima aver disinserito l'antifurto. Comodo per evitare brutte cadute. Presto dal cappello di prestigiatore di Strocchi usciranno anche altre idee, "Meglio però non annunciarle - anticipa - perché si potrebbe rovinare la sorpresa".

    Monia Savioli

    E l'inventore del "Bullock" sale in cattedra all'Università Bocconi

    L'imprenditore lughese Gianfranco Strocchi spiega il segreto del suo successo agli studenti dell'ateneo milanese. Ricetta in tre punti.
    Come avere successo in un'impresa economica? Basta avere buon senso; scavare nel mondo della progettazione, trovare l'idea 'giusta', che abbia cioè carattere altamente innovativo, che sia capace di produrre benefici e che sia tutelata da un brevetto. Una ricetta 'semplicistica', un modello produttivo teorico, senza sbocchi concreti? Tutt'altro! Anzi è proprio questo il segreto del successo di Gianfranco Strocchi, l'imprenditore di Lugo che, da qualche anno sta destando curiosità ed ammirazione nel mondo dell'impresa e del management per i risultati raggiunti in pochi anni. Risultati da far invidia a certi colossi della meccanica, solo se si pensa al 'Bullock', il sistema antifurto blocca-pedali per auto conosciuto come l' ''antifurto con le palle" che, in pochi mesi ha suscitato interesse imponendosi in modo invidiabile a livello addirittura continentale. Ma il 'Bullock' è solo l'ultimo dei prodotti ideati e brevettati dall'imprenditore romagnolo. La sua pur non lunga esperienza nel campo dell'impresa è costellata di successi. Con il semplice bagaglio scolastico di qualche anno di studi tecnico-industriali, Strocchi ha saputo diventare un imprenditore eclettico e creativo al punto di avere uno dei più ambiti riconoscimenti del mondo accademico: quello di essere chiamato alla 'Bocconi' di Milano come 'docente' e protagonista di una seguitissima lezione tenuta agli studenti della celebre università. Strocchi ha così spiegato quale deve, a suo parere, essere il teorema da seguire per diventare un ottimo imprenditore. Per arrivare al successo ci vuole anzitutto una 'idea', che può essere riferita ad un prodotto, ad un servizio. "A questa 'idea' - sottolinea Strocchi - bisogna fortemente 'credere'. Ma soprattutto, dovrà essere altamente innovativa, capace di produrre benefici determinanti rispetto alla concorrenza". Come fare a capirlo? A volte basta la logica del buon senso. L'idea, inoltre, dovrà possibilmente avere un brevetto o essere brevettabile. "Se si riuscirà a mettere insieme questi tre punti - è convinto Strocchi - si è già a metà dell'opera. A questo punto si tratta di iniziare la difficile fase del lancio del prodotto. Che però diventa facile se si dispone di un'adeguata e moderna organizzazione preposta alla comunicazione". Ma chi è stato, prima d'ora, l'imprenditore Gianfranco Strocchi? Dopo una breve esperienza, giovanissimo, in una officina meccanica, a diciannove anni fonda un'azienda commerciale, ancor oggi sul mercato nel settore auto e suoi componenti. A vent'anni inizia ad operare nel settore degli autoaccessori, alla ricerca di prodotti innovativi e 'rivoluzionari'. E qui comincia la piccola-grande scalata. Strocchi lancia dapprima il deflettore antiturbo 'Parimor'; poi gli alzacristalli elettrici. Lancia quindi uno speciale tipo di cinture di sicurezza; è poi la volta di 'Epilady', successo mondiale di un oggetto per la depilazione femminile. Arriva quindi 'Acquatrim', la doccia rotante. E la macchina delle patatine 'Chipsy King'. Infine il 'Bullock'.

    Sante Venturi