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La Repubblica Affari&Finanza

    Piccoli genii che rendono

    Trenta miliardi da investire nelle invenzioni
    IL progetto prevede la costituzione di una struttura in grado di raccogliere e vagliare cinquemila idee all'anno, tra le quali sono nascoste almeno due invenzioni da ingegnizzare e produrre tramite la creazione ex novo di altrettante nuove aziende. Ecco in estrema sintesi la banca delle idee di Gianfranco Strocchi. L'imprenditore romagnolo ha fatto tesoro della sua trentennale esperienza e ha deciso di fare il salto di qualità. Infatti l'attività di questo singolare istituto di credito sarà in tutto e per tutto simile al percorso più volte sperimentato da Strocchi: raccogliere le idee, i brevetti e le invenzioni sviluppate dalla genialità delle persone comuni per poi analizzarle, produrle e  lanciarle sul mercato.
    L'estroverso Strocchi si affaccia con successo sul mercato nel 1982. E' l'anno di Antiturbo, un kit da installare sui finestrini dell'auto per evitare fastidiose turbolenze e riuscire a godersi la brezza. Tre milioni di kit venduti. Pochi anni dopo di nuovo alla carica con le cinture di sicurezza Gfs, e stavolta sono due i milioni di pezzi commercializzati. E poi Epilady, il primo depilatore elettrico, Acquatrim le docce massaggianti, Bullock l'antifurto per auto. Conti alla mano: tredici milioni di pezzi venduti, alcune centinaia di occupati grazie a queste idee e un fatturato di tutto rispetto (oltre 400 miliardi di lire). E adesso la banca delle idee. La differenza più evidente rispetto al vecchio modello sarà la capacità ricettiva della nuova struttura, in grado di valutare ogni anno almeno cinquemila idee contro le mille della divisione ricerca e sviluppo avviata tempo fa da Strocchi. Interessanti anche gli sviluppi dal punto di vista dei servizi sia al singolo inventore che alle imprese: rivolgendosi alla banca l'inventore saprà - gratuitamente - entro breve tempo se la sua genialità può diventare un nuovo prodotto sul mercato. Qualora l'idea sia giudicata innovativa e originale per futuri sviluppi produttivi, l'inventore e la banca si accorderanno per la cessione del brevetto che  avverrà tramite il pagamento diretto e la corresponsione di royalties. A questo punto due vie: o creare ex novo un'impresa per la produzione esclusiva dell'idea, oppure cedere i diritti ad aziende già esistenti. Ogni idea e autore innovativi o no, verranno inseriti in un database destinato a raccogliere settore per settore tutto ciò di cui la banca dispone.
    Molto prudenzialmente, secondo Strocchi, la banca avrà bisogno di quattro anni di finanziamenti pari a circa 30 miliardi di lire prima di poter garantire profitti agli investitori, ma già dal terzo anno dalla sua fondazione potrà concretizzare la creazione delle prime due aziende e al termine del secondo quinquennio garantire un ritorno di almeno 120 miliardi. Il dispositivo per avviare tutto questo è relativamente semplice: secondo l'esperienza maturata da Strocchi nascoste dentro quelle cinquemila idee se ne possono individuare almeno due che spingano a creare nuove aziende per produrre in esclusiva il prodotto, con un fatturato medio di 30-40 miliardi annui e con una capacità occupazionale di oltre 200 persone. A queste due aziende (operative in un lasso di tempo stimato 3 o 4 anni) si devono aggiungere altre dieci idee, per anno, che vengono trasferite su licenza ad aziende già esistenti del settore interessato. Ed ecco anche il servizio alle aziende. Se si allarga la prospettiva e si getta uno sguardo su un lasso di tempo più esteso, le cifre previste da Strocchi sono incoraggianti: la banca delle idee, al termine del secondo quinquennio di attività, avrà contribuito alla creazione di almeno dieci nuove aziende, due all'anno a partire dal quinto anno, ognuna con un fatturato medio annuo di 30 miliardi; avrà creato almeno duemila posti di lavoro e l'intero sistema riuscirà a fatturare complessivamente circa mille miliardi.
    La banca delle idee, motore propulsivo dell'intero meccanismo, trarrà la sua profittualità principalmente dai diritti di royalties sul fatturato di ogni azienda creata da un'idea della banca stessa, avrà inoltre una quota di partecipazione gratuita nel capitale di ognuna delle aziende create, con la conseguente partecipazione agli utili prodotti da ogni singola azienda, sia godendo della quota sia cedendo la quota stessa a terzi. Ed infine, tramite la cessione di almeno cinquanta licenze ad aziende terze non facenti parte del gruppo con i relativi diritti di royalties. Per gli investitori sono tre i punti di forza su cui puntare: la conoscenza esaustiva e tempestiva del panorama di idee ed innovazioni in Italia, la possibilità di contattare direttamente gli autori delle innovazioni, e la disponibilità di un archivio di proprietà dal valore commerciale strategico di grande levatura.  Sono arrivati, dunque, gli investitori? "Abbiamo l'imbarazzo della scelta - gongola Strocchi - si sono fatti vivi e sono numerosi. Privati soprattutto, non solo italiani. Per i finanziatori esteri abbiamo pensato all'utilizzo di un fondo chiuso. In più le trattative con un'importante banca italiana sono a buon punto". Indiscrezioni vogliono che i primi a farsi avanti siano stati quelli di Sopaf. Su questo particolare però Strocchi non smentisce e non conferma. "Posso però affermare che entro il primo trimestre del 2000 la banca delle idee sarà aperta e funzionante. Tra le sedi: Milano, Roma e Bologna". E aggiunge: "Milano e Bologna per ovvi motivi, Roma perché vorrei proprio riuscire a coinvolgere in questo disegno anche un partner istituzionale, lo stato. Per adesso, pur essendoci stati dei contatti, non si è proceduto ad una vera e propria trattativa".

    Andrea Cardillo

    Professione: talent scout anche al sole di Bora bora

    Da un deflettore in plastica all'antifurto Bullock al depilatore elettrico nato da uno spennapolli. L'esuberante romagnolo ha trasformato in affare anche le qualità di un bambino in vacanza. Il biglietto da visita che esibisce, più efficace di qualsiasi presentazione, dà conto dei successi ottenuti .L'antiturbo, il deflettore in plastica da applicare al finestrino dell'auto per rinfrescare l'ambiente senza correnti d'aria lanciato nel 1982, ha venduto 3 milioni di pezzi. Le cinture di sicurezza Gfs ha raggiunto i 2 milioni a partire dal 1989. Epilady, il primo depilatore elettrico, un brevetto israeliano nato dall'idea di una spennapolli a mano che ha permesso di evitare l'utilizzo della ceretta, ha superato quota 5 milioni. Acquatrim, le docce massaggianti, e Bullock un antifurto per auto che blocca i pedali, hanno portato in dote rispettivamente 1 e 1,8 milioni di venduto. In tutto si tratta di quasi 13 milioni di pezzi che hanno fatto la fortuna di un romagnolo esuberante, Gianfranco Strocchi da Lugo impegnato a costruire la sua carriera di imprenditore grazie al fiuto di vero talent scout. Strocchi, infatti, non è un inventore ma uno scopritore d'invenzioni altrui da valorizzare tramite progetti industriali e di marketing.  L'ultima operazione in particolare, quella di Bullock, ha rappresentato un grande successo, reso ancora più dolce dalla scelta di rilevare una congrua partecipazione nella società creata per produrre e vendere il prodotto. Così Strocchi ha deciso un salto di qualità: il lancio di una banca delle idee, su cui ha deciso di puntare per un salto di qualità del suo lavoro di talent scout.
    Punto di partenza è l'attività svolta dal laboratorio organizzato da Strocchi per selezionare invenzioni in arrivo un po' da tutta Italia.
    Negli ultimi quattro anni sono stati esaminati  circa 10 mila brevetti. Prima selezionando le idee migliori. Poi, nei casi ritenuti più interessanti, arrivando fino agli studi di fattibilità. "Ogni mille brevetti esaminati - spiega Strocchi - si scopre quello che può rappresentare un business importante, intorno al quale si può costruire un'azienda con almeno 50-60 miliardi di fatturato".
    Emblematico il bilancio del laboratorio: 10 mila brevetti presi in considerazione su richiesta di un esercito d'inventori (molto spesso di giovane età, venti e trentenni) e 50 acquistati. La selezione finale ha permesso di puntare su quattro priorità. Bullock è stato il primo prodotto andato a regime. La chiave di successo è stata, oltre all'efficacia dell'idea, una campagna pubblicitaria particolarmente azzeccata giocata su uno slogan chiave che definisce Bullock "l'antifurto con le palle". Gli altri progetti giunti in fase avanzata sono un antifurto per scooter (che permette al proprietario di asportare la manopola dell'acceleratore con un sistema analogo a quello utilizzato per gli antifurti delle autoradio con frontalino asportabile), un elettrodomestico che sforna patatine fritte sottili e piatte come quelle in sacchetto, il cosiddetto cambio sequenziale analogo a quello usato per le auto Formula 1 adattato alle moto.
    Dopo le esperienze effettuate finora, nonostante i risultati brillanti, Strocchi si è reso conto di aver impostato un lavoro che sta dando risultati talmente interessanti da non poter più dipendere soltanto dalla sua regia. Ecco perché è stata avviata la ricerca di partner finanziari. "Da solo riesco a seguire soltanto il lancio di un prodotto all'anno", spiega Strocchi. Nell'attesa di verificare se il matrimonio tra l'imprenditore romagnolo e la finanza avrà successo, la sua storia di creatore di aziende merita di essere raccontata. Ed è il racconto di un personaggio che ha costruito una fortuna personale non disprezzabile partendo da zero all'età di 19 anni, dopo aver lasciato la quarta dell'istituto tecnico industriale per fare il saldatore in una officina meccanica. Pochi mesi di lavoro, giusto il tempo per prendere le misure con il mondo e fondare una società con un amico, battezzata Cora. Oggetto sociale? La distribuzione di accessori per auto. Fu lo strumento scelto per sfruttare l'invenzione di due meccanici bolognesi: i deflettori in plastica sagomati da applicare sulle portiere in modo da viaggiare con i finestrini abbassati evitando correnti d'aria e pioggia.
    Un successo. L'epilogo, per quanto riguarda Strocchi, fu la vendita dell'azienda nel 1985 e una lunga vacanza. A Bora Bora. In realtà il riposo durò poco. Giusto il tempo d'incontrare un bambino italiano, Umberto Caglini, che insieme con i genitori stava facendo il giro del mondo in barca a vela. Erano in viaggio da cinque anni, ma pensavano di rinunciare perché avevano finito i soldi. "Fu una folgorazione - racconta Strocchi - mi resi conto di avere trovato un prodotto davvero eccezionale da lanciare: il bambino che, mentre i suoi coetanei andavano a scuola, aveva imparato a leggere e scrivere su una barca, in giro per gli oceani, tra squali e delfini. Era un'esperienza unica. E quel bambino aveva pure tenuto un diario di bordo. Ne parlai con i genitori che mi lasciarono piena libertà di azione. Così tornai in Italia, aprii un ufficio apposta e riuscii a smuovere  televisioni e giornali. E' finita con Umberto, un bellissimo bambino, che ha girato quattro film (tra cui Dagli Appennini alle Ande e Un milione di miliardi) e i genitori che sono riusciti a completare il giro del mondo". Un affare anche per Strocchi che da quel momento è stato inarrestabile, avviando nuove iniziative una dietro l'altra. Di sé fa sapere che è un appassionato di Hemingway, si definisce "un liberale di centro",  crede nel mercato ma detesta "la concorrenza che copia i prodotti e poi si comporta slealmente ribassando i prezzi".

    Fabio Tamburini