Dicono di noi

Corriere del Giorno

    Invenzioni geniali buttate al vento

    Ogni anno centinaia di brevetti, alcuni dei quali sarebbero in grado di dar vita ad aziende con posti di lavoro, ma l'ufficio preposto non esamina e accantona tutto nei depositi.
    Lugo (Ravenna) - Tre milioni di pezzi venduti di Bullock, "l'antifurto con le palle", 3 milioni di Parimor, il deflettore antiturbolenza per auto, 5 milioni di Epilady, rasoio elettrico per signora. Eccetera eccetera. Cifre da bollettino della vittoria che hanno portato l'autore di questi exploit in cattedra alla Bocconi per una lezione sul valore dell'innovazione. Una bella carriera per un ex ragazzino romagnolo che dopo un'incerta stagione in seminario aveva cominciato in un'officina come saldatore meccanico. La storia di Gianfranco Strocchi, classe 1954, infaticabile scopritore di talenti e cacciatore di idee, è nota e ormai fa parte della mitologia imprenditoriale italiana. Ma fa parte anche dell'universo degli inventori. Anzi per questa categoria, dotata in parti uguali di intelligenza, frustrazione e maniacalità, Strocchi rappresenta l'ultima speranza. All'Adfra di Lugo, la sua società, l'assedio è continuo.
    Signor Strocchi, ha qualche idea per governare tutti questi portatori di idee?
    "Sì, sto fondando una banca delle idee. E scriva pure la parola banca con la maiuscola".
    E' una battuta?
    "E' un progetto concreto, una struttura che si propone di raccogliere, sviluppare e realizzare i brevetti e le invenzioni degli italiani".
    Siamo davvero così creativi?
    "Diciamo pure geniali".
    Ma per gli inventori non esiste già un ufficio brevetti?
    "No comment".
    Vuol dire che non funziona?
    "Non è colpa loro. Il fatto è che ogni anno in Italia vengono depositati trentottomila brevetti. A parte quelli delle aziende e dei grandi gruppi, più della metà, quindici-ventimila, sono di privati cittadini".
    E chi li esamina?
    "Nessuno. Vengono registrati e archiviati. Fine. Nessuno sviluppo pratico e molti milioni buttati dagli inventori per la trafila necessaria alla registrazione".
    Ventimila geni incompresi ogni anno?
    "Certo che no. Tra gli inventori, lo sappiamo bene, c'è di tutto, sogni, visioni, ossessioni, ma anche idee vere".
    Quante?
    "Ogni mille-millecinquecento brevetti ce ne sono tre o quattro validi. Tra questi almeno uno è capace di dar vita da solo ad una nuova azienda con relativi nuovi posti di lavoro".
    Non è troppo ottimista?
    "E' una stima cauta sulla base della nostra esperienza.
    L'antifurto Bullock e tutti gli altri nostri prodotti innovativi sono nati così, da idee di privati cittadini".
    L'afflusso continua?
    "Aumenta. Andiamo verso il migliaio di invenzioni proposte ogni anno".
    E quante nuove idee valide ha trovato?
    "Tre".
    Dunque tre nuove aziende?
    "Due, la terza idea per il momento è stata ceduta su licenza. Si chiama Stack, è un antifurto per scooter".
    Parente del Bullock?
    "No. Il principio è quello dell'autoradio estraibile. Lo Stack è un meccanismo che consente di sfilare e portar via la manopola dell'acceleratore".
    Chi l'ha inventato?
    "Un ragazzo di vent'anni, Salvatore Carcarino, studente di ingegneria napoletano".
    La seconda invenzione?
    "Il Sec System, un cambio sequenziale per scooter".
    A che cosa serve?
    "Ha presente le vetture di Formula 1? Ecco, il nostro kit trasforma un normale scooter a presa diretta in uno scooter con un cambio elettronico sequenziale a cinque o più marce. Su questo abbiamo costituito un'azienda, la Sequence s.r.l., che dà lavoro già a trenta persone e in tre mesi ha raccolto ordini per dieci miliardi".
    Chi l'ha progettato?
    "Andrea Boiani, un giovanotto di Pesaro che ha un negozio di ciclomotori".
    La terza invenzione?
    "E' il perfezionamento di una vecchia idea. Diciamo pure che è un fatto personale, una questione di principio. Si tratta della macchina che fa all'istante le patatine fritte, sottili e piatte, quelle dell'aperitivo per intenderci".
    Non l'aveva già prodotta?
    "Sì, ma c'era un difettuccio e dopo un po' bruciava tutto. Quell'insuccesso non l'ho mai digerito. A suo tempo dovetti ritirare dal mercato ventimila macchine. A centocinquantamila lire l'una abbiamo davvero rischiato grosso. Adesso abbiamo dieci prototipi in collaudo che da un anno lavorano senza un intoppo".
    Come funziona?
    "E' semplice. Le patate entrano crude e con la buccia ed escono patatine calde e croccanti".
    Non sembra un prodotto che scarseggia nei bar italiani.
    "Ma sentirà che differenza c'è tra le nostre, espresse, e quelle in sacchetto".
    Scusi, ma non le bastavano gli inventori che già si rivolgono a lei?
    "Ah sì. Anzi la nostra piccola divisione ricerca e sviluppo è sommersa di lavoro".
    Allora perché vuole creare la Banca delle idee?
    "Perché da soli possiamo fare solo una piccola parte. Ed è un peccato mortale disperdere un patrimonio così  ricco di creatività".
    Invece con la banca?
    "Adeguatamente strutturata e lanciata diventerà il primo vero polo dell'innovazione e sarà in grado di ricevere e valutare cinquemila e più progetti ogni anno e naturalmente di mettere a disposizione quelli fattibili. Secondo un piano prudenziale stimiamo che nel giro di pochi anni, senza contare i brevetti ceduti su licenza, potranno andare a regime dieci nuove aziende con circa duemila nuovi posti di lavoro e un fatturato complessivo di novecento-mille miliardi".
    Davvero a lei non manca l'ottimismo.
    "E' la mia scommessa per il Duemila".
    E quanto costa?
    "Cinquanta miliardi in cinque anni e la pazienza per farla funzionare e aspettare che renda".
    Allora che cosa le manca, forse i soldi?
    "Nemmeno. I potenziali partner ci sono. Stiamo valutando".
    Chi è il partner ideale?
    "Un investitore istituzionale".
    Cioè?
    "Per esempio una banca".
    E perché?
    "Le banche investono ingenti somme in comunicazione pubblicitaria, vero? Bene, in questo caso l'investimento avrebbe un doppio risultato, quello economico sull'impresa i sé, cioè la Banca delle idee, e quello pubblicitario sul lancio dell'impresa stessa, con un ritorno di immagine importante su un tema sociale come l'occupazione".
    Signor Strocchi, che cos'è un'idea?
    "La merce più preziosa".
    E a chi viene?
    "A chiunque".
    A chiunque?
    "E' così. Solo che non sempre è il momento giusto e non sempre c'è qualcuno pronto a valorizzarla".
    Reggiseni adesivi, penne parlanti. Le vie della fantasia sono infinite.
    Che cosa possono inventare gli inventori? Tutto tranne un paio di cosette, o almeno Gianfranco Strocchi invita a non presentargliele. Sono: apparecchiature per il moto perpetuo, medicamenti più o meno miracolosi, attrezzi pornografici, armi e slogan pubblicitari. Per il resto esamina di tutto e di tutto gli arriva. Fra le migliaia di idee che in questi anni sono transitate in azienda ne ha selezionate e acquistate una settantina.
    Il più anziano degli inventori è un signore ottantenne di Conegliano Veneto che gli ha portato un attaccapanni che aiuta ad indossare la giacca o il cappotto. Accettato. Non tanto perché il prodotto sia particolarmente utile quanto per premiare la tenacia creativa dell'anziano signore.
    L'invenzione più stravagante è di un siciliano che ha intrapreso un lungo viaggio dal Sud per mostrare un dispositivo antirussamento, una specie di radiolina che entra in funzione quando chi dorme comincia a russare, trasmettendo un segnale rumoroso simile a quello che si fa con la bocca per chiamare il gatto. Invenzione non accettata.
    Accettato invece un progetto per la vasca da bagno ribaltabile. Funziona come il letto a scomparsa. Quando non si usa, diventa un armadietto.
    Ma gli esempi della fantasia italiana sono infiniti. Lo spazzolino da denti con l'erogatore di dentifricio incorporato, la pentola di carta usa e getta, il citofono collegato al cellulare, il sulky a una ruota anziché due, la culla che dondola quando il bambino piange. Questa l'ha inventata una donna. Altre invenzioni di donne: il reggiseno adesivo, un dispositivo per la pulizia delle scope, una sagoma per l'applicazione dello smalto sulle unghie, il guinzaglio elettronico per tenere i bambini sotto controllo, il tacco intercambiabile (a seconda dell'abito si può decidere quale tacco applicare, se alto o basso).
    Dal Nord al Sud, gli inventori arrivano da ogni parte d'Italia. E appartengono a tutte le classi sociali. Un dirigente d'azienda ha proposto la "penna parlante": la si fa scorrere su un testo scritto e quella registra le frasi che incontra e poi, a richiesta, le ritrasmette in voce come fosse un registratore.

     Carlo Donati